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(回答先: IT 投稿者 タメ息 日時 2004 年 5 月 02 日 05:20:44)
ROMA, 29 APRILE 2004 - Il leader politico iracheno Abduljabar Al-Kubaysy, esponente di Alleanza patriottica irachena ha raggiunto telefonicamente lo spezzone del corteo del Campo antimperialista. Lo riferisce Moreno Pasquinelli, leader del Campo e spiega: "Ci ha chiamato dicendo che la liberazione dei tre ostaggi - racconta - non potrà avvenire attraverso canali diplomatici o militari". Pasquinelli ha anche riferito che, secondo quanto gli ha detto Al-Kubaysy "potranno essere consegnati solo a due o tre esponenti pacifisti antimperialisti".
Al-Kubaisi avrebbe anche chiesto di "fare tre nomi entro la mezzanotte". Lo spezzone, nel corteo, del campo antimperialista è riconoscibile perché sono gli unici che sventolano bandiere irachene.
Molto cauta la reazione dei rappresentanti del movimento pacifista: dopo una riunione tenutasi in serata, durante la cuale è stato sentito anche Pasquinelli, hanno spiegato che «non essendoci alcuna conferma della veridicità della proposta avanzata da Al Kubaisy, riteniamo che sia impossibile fare i tre nomi che ci hanno richiesto, indicare tre persone da mandare in Iraq per la liberazione degli ostaggi».
I rappresentanti del 'Comitato fermiamo la guerra' spiegano, inoltre, di non aver avuto conferma alcuna della notizia e di non aver ricevuto alcuna richiesta di spiegazioni e di informazioni da parte dell'esecutivo. Per ora quindi, in attesa di verificare la notizia, i pacifisti non prendono alcuna decisione. Forse torneranno a riunirsi domani, ma solo se avranno qualche notizia più certa.
La cautela nasce anche dai rischi di una omonimia: sono infatti due gli al Kubaysi protagonisti, in questi giorni, delle cronache dall'Iraq. Si tratta infatti di due persone ben distinte, che sono entrambe intervenute nella crisi degli ostaggi.
Uno è Abdel Salam al Kubaisi, religioso, esponente del consiglio degli ulema sunniti, docente all'università di Baghdad; l'altro, è Jabar Al-Kubaysi, leader dell'Alleanza Patriottica irachena, il 'braccio politico' della resistenza irachena.
Jabbar Al Kubaisi e' una vecchia conoscenza dei servizi segreti italiani, dai quali viene monitorato con grande attenzione. Ex esponente del partito Baath, e' fuggito all' estero dopo aver rotto con il regime di Saddam Hussein. E' quindi rientrato in Iraq alla vigilia della guerra per dirigere la resistenza contro l' occupazione americana. Il leader dell'Ani e' stato anche ospite al Campo Antimperialista di Assisi.
Subito dopo il rapimento, Al Kubaisi ha spiegato che gli ostaggi italiani ''fanno parte dei servizi di intelligence e hanno partecipato alle attivita' di spionaggio contro la resistenza irachena. Hanno preso parte all' assedio contro la popolazione di Falluja''. Ed anche nel messaggio inviato lunedi' scorso dalle Falangi verdi di Maometto alla televisione Al Arabiya, si parla di ''spie''.
Stamane "l'altro" Al Kubaisi aveva detto che in base alle informazioni raccolte nelle ultime ore dal Consiglio degli ulema di Baghdad, Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio dovrebbero essere "liberati presto: nel giro di due, tre quattro giorni, massimo una settimana". "Ora speriamo non ci siano interferenze da parte del governo o di altre persone".
"Oggi non ci sono particolari novità sugli ostaggi - aveva dichiarato Kubaisi, raggiunto telefonicamente nella capitale irachena - ci basiamo sulle informazioni raccolte dai nostri seguaci che si trovano a Fallujah o che ci sono andati negli ultimi due, tre giorni e poi hanno fatto ritorno a Baghdad. Il nostro parere è che, dopo l'ultimo video e da quello che abbiamo sentito nelle ultime ore sulle manifestazioni in Italia contro la guerra in Iraq, in base a tutti questi segnali, ci sentiamo di dire che abbiamo alte aspettative che gli italiani vengano liberati presto".
"Ovviamente - ha precisato il teologo - non possiamo esprimere una certezza al 100%. Ci vorranno due, tre, quattro, giorni, una settimana, nessuno può saperlo. Ma è molto più di quanto non potessimo dire una settimana fa".
il Resto del Carlino
http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/art/2004/04/29/5349387